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7 novembre 2006

I Network Educativi E La Condivisione Della Conoscenza: Learning 2.0

Sono passati circa 10 anni dall'inizio dell'era dell'online learning.

Scuole, college ed università hanno sviluppato l'infrastruttura internet di loro scelta. Quasi tutte hanno pagine web, la maggior parte hanno corsi online e molte hanno corsi di e-learning in tempo reale.

Il learning management system
(LMS) è divenuto un elemento fondamentale per il business mondiale e in questi 10 anni molte cose sono cambiate.

computer_net.jpg

Photo credit: Joachim Angeltun

La maggior parte delle persone che partecipano a corsi online non si mettono a scrivere saggi ma inseriscono post all'interno dei loro blog.

Molti sono su MySpace, che ora conta circa 86 milioni di account. Altri registrano video rendendo YouTube ancora più grande di MySpace. Altri ancora fanno parte di molteplici network.

 

Quel che è successo sul web è stato descritto come la migrazione verso il Web 2.0. Il termine, reso popolare dall'editore Tim O'Reilly, descrive l'evoluzione di internet in un web "letto/scritto". O'Reilly scrive:

"La ragione dietro il successo di giganti nati nell'era del Web 1.0 sopravvissuti alla nascita del Web 2.0 è la loro scelta di abbracciare il potere del web di raccogliere un'intelligenza collettiva."

Cita come esempio la differenza tra Netscape e Google. Secondo O'Reilly, Netscape
vide il web come un mercato per vendere software. Il browser serviva per entrare nel mercato dei software web server.

Google, al contrario, non guardò al web come ad un luogo per vendere prodotti e decise di porsi come servizio, sfruttando il comportamento di linking collettivo degli utenti web per creare un motore di ricerca più efficace.

Ecco alcuni criteri per distinguere il Web 2.0 dal web 1.0:

web1_web2.gif

Questa lista è naturalmente incompleta, ma ecco qui una definizione delle caratteristiche del Web 2.0.

"Le applicazioni Web 2.0 sostituiscono l'elemento autoritativo delle istituzioni tradizionali con la saggezza delle folle."

Sulla base di queste condizioni il sistema di gestione dell'apprendimento divine distribuito.

Il modello di dati Learning Object Metadata è stato standardizzato e IMS ha sviluppato specifiche per il content packaging e il learning design.

C'è stato poi un passaggio dai software commerciali ai sistemi open source come Moodle, Sakai e LAMS.

Altri hanno evitato gli educational software per passare direttamente agli blog e a wiki. Tutto questo segna l'emergere di un nuovo modello di apprendimento distribuito chiamato e-learning 2.0.

"Cosa succede," mi sono chiesto, "quando l'online learning cessa di essere un medium e diviene una piattaforma ?.
Cosa succede quando un software di e-learning cessa di essere uno strumento per la distribuzione di contenuto e diviene uno strumento per la creazione di contenuto?
"

La risposta risiede nel concetto di Web 2.0:

"Il modello di e-learning
prodotto dai publisher, organizzato e strutturato in corsi consumati dagli studenti si può dire concluso ed i materiali di studio è più probabile che siano prodotti dagli studenti stessi e che siano strutturati più come una conversazione che come un libro o un manuale
".

Questo cambiamento è stato riconosciuto da una crescente comunità di educatori e fissato in un modello presentato in questo diagramma fatto da Scott Wilson.



Figure 1 (clicca sull'immagine per allargarla): Future VLE

Il"VLE futuro" si riferisce comunemente al "Personal Learning Environment", o PLE. Come descrive Milligan, i PLE:

"[...] daranno a colui che apprende un maggior controllo sulla sua esperienza di apprendimento in un ambiente di apprendimento personale in grado di interagire con i vari sistemi per accedere ai contenuti".

L'idea di base dietro al personal learning environment è che il sistema di apprendimento migra dalle istituzioni a colui che apprende. Il PLE si connette ad un numero di servizio remoti, alcuni specializzati nell'insegnamento ed altri no.

L'accesso all'apprendimento diviene l'accesso alle risorse ed ai servizi offerti in remoto. Questo sarà il PLE che permetterà a colui che apprende non solo di consumare, ma anche di produrre contenuto e conoscenza.

L'E-learning 2.0 promette molto:

"L'esperienza di e-learning
per molte persone non è andata oltre a quella di una pagina online con un quiz a scelta multipla, ma con lo sviluppo di questi nuovi servizi web, l'e-learning ha la potenzialità di divenire più personale, sociale e flessibile
." (Stephen O'Hear, The Guardian)

Così scrive O'Hear:

"L'approccio tradizionale all'elearning tende ad essere strutturato in corsi, orari e test. Questo è un approccio che è stato imposto in modo da soddisfare i bisogni delle istituzioni piuttosto che quelli di coloro che dovrebbero apprendere. In contrasto, l' e-learning
2.0 combina l'uso di strumenti complementari come blog, wiki, ed altri social software - per supportare la creazione di learning community ad-hoc
".




L'architettura 2.0

L'idea di e-learning 2.0 si basa su di una premessa fondamentale, l'esistenza di "network di apprendimento".

La teoria dei network di apprendimento descrive il modo in cui risorse e servizi sono organizzati per offrire opportunità di apprendimento in un ambiente di network.

I Learning networks non rappresentano un principio pedagogico ma un ambiente inteso a supportare una particolare pedagogia.

Ho introdotto i learning networks formalmente nella Buntine Oration del 2004:

"Se utilizziamo una metafora per parlare dei
learning network, la metafora corretta è quella di
ecosistema, una collezione di diverse entità che interagiscono tra loro in vari ambienti
.

Questi network di apprendimento decentralizzati sono costituiti da conversazioni fatti di testi, di post di blog, di pubblicazioni e discorsi in tempo reale.

La differenza tra approccio tradizionale e decentralizzato può essere osservato nel setuente diagramma:

centralized_distributed_approach.gif

Figura 2: Approccio centralizzato (sopra) e distribuito (sotto)

Prima dell'avvento del web, gli utenti si connettevano a servizi centralizzati come CompuServe e Prodigy.

Il World Wide Web, per contrasto, è un esempio di ambiente distribuito. Non esiste un grande server; le risorse e l'accesso sono frammentati in tutto il mondo in forma di web server ed internet service
providers connessi in network.

Gli utenti non si loggano ad un servizio chiamato "Web" ma i loro browser funzionano localmente nelle loro macchine e connettendosi a servizi online.

In un ambiente del genere anche la progettazione dell'apprendimento cambia. I software non saranno descritti più come costruiti per eseguire determinati compiti con specifici
input e output.

In un ambente distribuito chi progetta deve saper individuare la natura delle connessioni tra gli enti costituenti.

Quali sono i principi chiave che caratterizzeranno questa descrizione ?

"Servizi semplici e dispositivi semplici con scopi realistici che spesso sono in grado di offrire una user experience superiore rispetto a strumento e servizi complessi e multiscopo.
".

Ecco come devono essere questi network di servizi per risultare efficaci:

  1. I networks efficaci sono decentralizzati.

    blue_mesh.jpg

    I network centralizzati hanno una caratteristica forma a stella , dove alcune entità hanno molte connessioni mentre la maggioranza ne ha pochi. Questo è anche il metodo con cui un insegnante insegna in una classe.

    I network decentralizzati invece formano una sorta di tessuto dove il flusso dell'informazione è distribuito.






  2. I network efficaci sono distribuiti.

    feed_rss_log.gif

    Le entità del network risiedono in differenti locazioni fisiche. Questo diminuisce il rischio della caduta del network.
    Ed inoltre riduce il bisogno di un'infrastruttura potente con grandi server, tanta banda e storage. Gli esempi di network distributi includono network peer-to-peer come Kazaa, Gnutella e network di sindacazione di contenuti come gli RSS. L'enfasi in questi sistemi sta nella condivisione non nella copia; le copie locali, se esistono, sono temporanee.






  3. I network efficaci non hanno mediazione.

    digg_it.gif

    Eliminano la "mediazione", la barriera tra fonte e ricevente. Gli esempi di mancanza di mediazione includono i network peer to peer o la sostituzione dei media di news tradizionali con i network di blogger.

    Un elemento cruciale è la rimozione dell'insegnante come mediatore tra conoscenza e studente e l'idea di (quando è possibile) fornire accesso diretto all'informazione ed ai servizi. Lo scopo della mediazione è quello di gestire il flusso, non l'informazione, per ridurre il volume dell'informazione, non il tipo.






  4. Nei network efficaci, contenuti e servizi sono disaggregati.

    widgetbox_log.gif

    Le unità di contenuto dovrebbero essere le più piccole possibili affinchè l'organizzazione e la struttura del contenuto e dei servizi sia creata dal ricevente.

    Questo permette l'integrazione di nuove informazioni e servizi con quelli precedenti. Questa è l'idea di base dietro agli oggetti di apprendimento, " unità di istruzione piccolissime".






  5. In un network efficace, contenuti e servizi sono dis-integrati.

    xml_logo1.gif



    Questo significa che le entità in un network non sono "componenti" di un altro. La struttura del messaggio è logicamente distinta dal tipo di entità che lo invia o lo riceve.

    Il messaggio è codificato in un "linguaggio comune" dove il codice è aperto, non proprietario. Perciò nessun software o dispositivo particolare ha bisogno di ricevere il codice. Questo comporta l'idea di standard che evolvono nel momento in cui vengono creati e che sono adottati per accordo, non come requisito .






  6. Un network efficace è democratico.

    golden_libra.jpg

    Le entità in un network sono autonome; hanno la libertà di negoziare connessioni con altre entità e di inviare e ricevere informazioni.La diversità in un network è un elemento di successo, che gli conferisce flessibilità.

    Questo permette ad un network di rappresentare più della somma delle singole parti. In un network il controllo anche se sembra desiderabile, non è praticabile ed è questa condizione che distingue i networks dai gruppi.






  7. Un network efficace è dinamico.

    graph_wave.jpg

    Un network è un'entità fluida che cresce sulla base della creazione di connessioni e nuova conoscenza.






  8. Un network efficace non restringe l'apprendimento ad un singolo dominio.

    ripple_water.jpg

    L'apprendimento non è pensato come un elemento separato che ha bisogno di strumenti o processi specifici. L'apprendimento è pensato invece come parte della vita, del lavoro. I tool che utilizziamo nelle nostre attività giornaliere sono gli stessi tool che utilizziamo per imparare.

    La comunicazione e l'apprendimento non sono qualcosa che facciamo in un luogo specifico. Invece pensiamo ad un network di risorse come all'elettricità, all'acqua, al telefono. Il network è ovunque.

Questa lista è una lista essenzialmente descrittiva. In altre parole quello che è affermato qua è che i network di successo aderiscono a questi principi.




Pubblicato originalmente il 16 ottobre 2006 come parte del documento "Learning Networks and Connective Knowledge" di Stephen Downes su ITForum.



L'autore

stephen_downes_1.jpg

Photo credit: Stephen Downes

Stephen Downes è un senior research officer presso il National Research Council of Canada in Moncton, New Brunswick, Canada. Affiliato con il Council's Institute for Information Technology, Stephen Downes lavora con l' E-Learning Research Group.
Si occupa di ricerca e sviluppo nel campo dell'e-learning, scrive
articoli, report ed analisi e tiene conferenze e seminari a livello
nazionale ed internazionale. Controlla il sito di Stephen Downes per approfondire.




Photo credits: AndreasG, Mipan, Andres Rodriguez, Bluestock.

Articolo originale da Kolabora.com intitolato "Learning Networks + Knowledge Exchange = Learning 2.0" pubblicato da Livia Iacolare in data 20 ottobre 2006.

 
 
 
 
 
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