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11 novembre 2006

Giornalismo Online: Come I New Media Cambiano La Concezione Di Giornalista

James Cameron (1911-1985), il più grande giornalista inglese degli ultimi 100 anni, ha sempre insistito sul fatto che il giornalismo sia un mestiere, un "mestiere " che implica orgoglio nel lavoro, integrità, riti di passaggio e molti anni di training per acquisire le abilità e le conoscenze richieste.

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Photo credit: Phaif

Oggi, il giornalismo è diventato però una "professione" e coloro che aspirano a diventare giornalisti hanno bisogno di un'università e di altre qualifiche accreditate, e tranne che nel panorama Anglo-Americano, è il Governo a rilasciare una "qualifica" di giornalista.

Quello che doveva essere un mestiere ora deve soggiacere a regolamentazioni, standard e codici per essere praticato con uno stipendio regolarizzato.

La marcia verso il giornalismo professionale è iniziata con la nascita dei mass media nel 19° secolo e il suo sviluppo è stato reso possibile dall'invenzione delle macchine per la stampa che hanno permesso la circolazione dei giornali.

La circolazione di massa dei giornali ha quindi dato ai proprietari dei giornali un tipo di influenza politica che non avevano mai avuto prima, una forza sociale che ostacolata da corporazioni e governi aveva saputo reagire ed in nome del diritto di tutti di sapere si era autoimposta delle regole di imparzialità, oggettività, accuratezza e trasparenza.

Ma quello che era nato per essere libero si è trasformato in una casta privilegiata, un club esclusivo.

Questo club ora è minacciato da una nuova generazione.

 

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Photo credit: Radu Razvan

Oggi, questo edificio, costruito con la massima cura, si sta sbriciolando con l'avvento del read/write web dove un numero sempre più elevato di persone "non qualificate" stanno facendo "giornalismo" senza il permesso di nessuno.

Le "autorità" non possono più decidere chi è e chi non è un giornalista. Ma alcune domande dobbiamo porgercele. Chi sarà ora a decidere regole e codici? Dovremmo preoccuparcene? Ne abbiamo ancora bisogno nella nostra era digitale ?

I Digital media, ed in particolare i social media come blogs, vlogs, wikis, IM; social networks come MySpace, Facebook, Bebo, Tagworld, Orkut e servizi di social bookmarking come Furl, Del.icio.us, Digg, StumbleUpon, MyWeb - hanno consegnato i media nelle mani di tutti.

Il nemico è alle porte e l'impero dei vecchi media è sull'orlo del collasso.

Al giorno d'oggi la parola "dilettante" viene utilizzata dai professionisti dei media per screditare gli sforzi di blogger e di altri di creare produzioni media fuori della loggia dei giornalisti. Queste produzioni sono etichettate come "inaffidabili", "piene di errori", "altamente soggettive", senza alcun riscontro e senza fonti verificabili".

Ma se dobbiamo dirla tutta i primi "reporters" dell'età della stampa erano gestori di uffici, preti, sceriffi, borghesi, impiegati, ufficiali, mercanti, viaggiatori. In una parola, "dilettanti"!

In pratica stiamo tornando alle origini: nel 17° /18 secolo dilettanti, nel 19°/20° secolo professionisti, nel 21° dilettanti.

Ecco come dovremmo distinguere i professionisti dai dilettanti:

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Comunque c'è una differenza tra i reporter dilettanti del 17° secolo e quelli del 21° secolo ed è il fatto che contribuiscono loro stessi alla creazione dei new media e che desiderano esprimersi direttamente senza dovere subire il filtro e la mediazione di nessuno.

Il vecchio modello di media si basava sull'assemblaggio di informazioni varie e disparate, come notizie, azioni, pubblicità, sport, oroscopi, parole crociate che in seguito venivano vendute ai lettori in un unico formato.

Ora invece i new media e i loro modelli di business eliminano il bisogno di unificare in un unico formato notizie disparate e questo implica dei cambiamenti per i "professionisti del giornalismo" che hanno perso il loro ruolo di mediatori tra evento e pubblico. I consumatori finali sono diventati essi stessi produttori di informazioni.

I giornalisti professionisti fanno un errore fondamentale quando identificano new media e news. I new media rappresentano invece la capacità di esprimersi personalmente e di comunicare e viralizzare un'idea grazie ai blog, al podcasting, al social bookmarking al networking, etc.

Un'intera generazione digitale comunica attraverso un' infrastruttura aperta, in network e collaborativa in opposizione alle organizzazioni tradizionali gerarchiche che hanno dominato l'universo dei media fin dal 19° secolo.

Questa nuova generazione non comunica come la vecchia ma, come nel caso di Slashdot, Kuro5hin e altre tecnologie peer-to-peer le storie acquisiscono la credibilità attraverso la comunità che le giudica.

Digg permette di filtrare gli argomenti di interesse in maniera collaborativa; Del.icio.us ti permette di organizzare il mondo attraverso tassonomie sociali. Anche le informazioni di riferimento ad un evento sono divenute sociali come Wikipedia , Answers.com o Flickr.

La cultura della partecipazione di massa permessa dalla tecnologia digitale aiuta a creare, organizzare e gestire i media in maniera differente ed auto-espressiva.

Un'altra caratteristica fondamentale di questa partecipazione di massa è la sua capacità di operare senza un'organizzazione centrale. Le persone collaborano auto-organizzandosi e combinando le idee, conoscenze e competenze.

Alcuni hanno provato a bloccare queste nuove forme, ad "uccidere il messaggero" ( come nel caso di Napster) ma non sono riusciti a bloccare il messaggio (i.e. file sharing); i vecchi media da un lato hanno provato a controbattere questi nuovi modelli fallendo come nel caso delle distribuzioni di news nei giornali a confronto con i formati di distribuzione di news digitali come gli RSS; altri invece hanno deciso di abbracciare i nuovi media come Rupert Murdoch e la sua scelta di "entrare nello spazio dei media digitali.

Molti non hanno accettato o compreso questo passaggio e continuano a vedere un lento ed inesorabile declino nel loro business.

I new media hanno permesso lo sviluppo di una cultura nuova, consapevole, peer-to-peer che si auto-alimenta in network taggando, sindacando, valutando e condividendo.

Nei mainstream media "l'autorità editoriale" era concentrata nelle mani di pochi, ora grazie ai social media è distribuita. Questo potrebbe essere considerato un punto debole ma la blogosfera ha dimostrato di poter auto-correggere errori, bugie e distorsioni meglio di qualsiasi mainstream media.

Più persone parteciperanno in network, maggiore sarà la verità del messaggio.



Tratto da un articolo originale di Milverton Wallace su Club Of Amsterdam con il titolo
"The new Corinthians: How the Web is socialising journalism"

L'autore

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Milverton Wallace è fondatore ed organizzatore di NetMedia, conferenza annuale sui Media ed Internet, la più importante conferenza Internet per giornalisti e media manager. Nel gennaio del 1999 ha lanciato European Online Journalism Awards, una competizione il cui obiettivo è stabilire le regole per il buon giornalismo sul Web. Wallace ha insegnato news writing, production design, Internet research e web authoring al Department of Journalism, City University, a Londra dal 1992 al 2000.

 
 
 
 
 
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