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Curated by: Luigi Canali De Rossi
 


16 luglio 2009

Editoria e Innovazione: Wired Presentata da Riccardo Luna

Conosci Wired? E' una rivista interamente dedicata al futuro e all'innovazione. A me piace perché parla, con lo stesso stile pratico e diretto di MasterNewMedia, di come cambiare il mondo grazie alla condivisione e alla collaborazione tra persone che pensano di poterlo migliorare. Quando ho incontrato Riccardo Luna (il direttore di Wired) per strada, a Milano, ho pensato che fosse l'occasione giusta per chiedergli come funziona Wired e in che modo usa il Web nel suo lavoro quotidiano di editore.

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Wired nasce nel 1993 a San Francisco e il suo fuoco editoriale è l'innovazione. L'obiettivo di Wired è promuovere e dare risalto a persone geniali che hanno idee innovative in grado di cambiarci la vita: scienziati, architetti, ricercatori, astronomi, scrittori. L'unica cosa che conta è avere un cervello pesante e la voglia di cambiare le cose uscendo fuori dagli schemi.

Riccardo Luna usa Facebook, Tumblr, FriendFeed e Twitter per dialogare con i lettori. Volendo rinnovare il sito ufficiale di Wired, nel frattempo non è riuscito a trattenersi e ha lanciato il blog WeWired, sul quale i redattori possono avere feedback e lasciarsi ispirare prima che il giornale esca nelle edicole.

E tu cosa ne pensi di Wired? Mi piacerebbe leggerlo nei commenti in fondo a questa pagina.

 

Come Nascono Le Copertine di Wired

La storia delle copertine di Wired è stato un tema molto dibattuto quando abbiamo fatto il progetto. Abbiamo fatto tantissime ricerche. Non si capiva che tipo di copertina potessimo fare, tenendo conto che le copertine del Wired americano sono strepitosamente belle e innovative.

Noi ci abbiamo ragionato tanto e siamo partiti con una copertina molto controversa, cioè quella della Montalcini che in edicola è andata benissimo: era curioso e strano che un giornale che parla di futuro presentasse una centenaria in copertina.
Ma secondo noi rappresentava benissimo il titolo che avevamo dato al nostro primo numero, che era il manifesto con il quale Wired arrivava in Italia, ovvero gli Italians, gli italiani appassionati di futuro. E una persona anche a cent'anni può essere appassionata di futuro, oppure può non esserlo mai, anche quando e giovane. Quindi, anche Rita Levi Montalcini che a cent'anni fa ricerche scientifiche e ogni mattina va a Tor Pagnotta, ci sembrava l'icona di questo paese.

Dopo abbiamo ragionato su chi dovesse finire in copertina su Wired. Devi essere famoso per andare in copertina su Wired o che? La risposta è stata: il contrario. Tu diventi famoso perché vai in copertina su Wired. E vai in copertina su Wired se hai una grande idea che può cambiare il mondo o che può cambiarci la vita. E questo lo abbiamo testato, non senza contrasti, sulla copertina numero tre, quando abbiamo messo in copertina l'architetto Mario Cucinella e il suo progetto straordinario: la casa ricaricabile.

C'era stato da poco il terremoto in Abruzzo. In Italia si parlava del piano casa di Berlusconi per sanare le verande e altre cose di questo tipo e lui aveva un progetto straordinario. Ma non è solo un progetto, perché lo sta già realizzando davvero, a Settimo Torinese: una casa alimentata con le energie rinnovabili. Il sole, il vento, la pioggia: tutta energia che ricarica la casa automaticamente. Un progetto straordinario da realizzare, quindi non da libro dei sogni.

E allora scattiamo la foto di copertina e qualcuno diceva: "Ma metti in copertina Cucinella?" - perché nessuno lo conosceva. "E poi metti in copertina uno con quella faccia?" - cioè non uno tipo Brad Pitt, ma uno con una faccia normale, da italiano normale.E noi rispondevamo: "Sì perché ha una grande idea!". Abbiamo rischiato molto. Poi sono arrivati i dati dalle edicole e abbiamo fatto il record di vendite: clamoroso! Evidentemente nel passaparola quella scelta sembra aver funzionato. E lì abbiamo confermato che non devi essere famoso ma lo diventi dopo.

Copertina numero quattro: Aimee Mullins e Hugh Herr. Nessuno li conosceva, nessuno in Italia sapeva chi fossero. E' venuta fuori una copertina straordinaria. Lui è professore del MIT, ha perso le gambe quando aveva 17 anni ed è diventato un esperto mondiale di bioelettronica: è quello che costruisce le protesi per Oscar Pistorius, ad esempio. A lui si che la gente già lo conosce. Lui si che è un vip. Ma l'idea non è di Pistorius. L'idea è di Hugh Herr che quando aveva 17 anni perde le gambe, si prova delle protesi, scopre che fanno schifo e quindi si mette a studiare e fa una carriera accademica importante da ricercatore per trovare le protesi migliori.

Accanto a lui, Aimee Mullins, una donna di una bellezza assoluta che a 2 anni ha perso le gambe. Lei è stata campionessa d velocità con le protesi, campionessa di salto in alto, modella, adesso fa l'attrice: insomma, ha fatto di tutto. Una donna bellissima con le sue gambe artificiali, le sue protesi del MIT. In Italia non li conosceva nessuno ed Aimee Mullins è anche stata anche al TG1 delle venti l'altra sera, con un servizio di oltre tre minuti, dopo essere stata in copertina su Wired. Se andate oggi su YouTube vi accorgerete che uno dei video più visti è quello dell'intervista a Aimee Mullins ed è il servizio più gradito sul sito del TG1. Quindi lei è andata in copertina su Wired perché aveva ed ha una grande idea e da li è diventata famosa: è il contrario.

E la stessa cosa abbiamo fatta questo mese parlando della luna. In copertina c'è Giovanni Bignami, un astrofisico italiano che all'estero considerato eccelso mentre qui non lo conosce nessuno. Ha una grandissima idea sul futuro dello spazio e a noi sembrava il modo migliore per celebrare i 40 anni della luna mettere lui in copertina con questa grande idea sul futuro dello spazio. Guardando al futuro e non al passato.





Perché Lavorare Per Wired

Io faccio Wired intanto perché sono stato fortunato ad esser stato scelto e poi perché è il giornale che ho sempre sognato di fare.

Io sono una persona con grande ottimismo, credo nella collaborazione delle persone, credo nella condivisione della conoscenza. Credo al fatto che se tutti ci mettiamo insieme e iniziamo a condividere dei progetti e a scambiarci delle idee, costruiamo insieme un mondo migliore.

Wired con la sua anima da cultura digitale, di sharing, di wiki, di tutto quello che possiamo immaginare è esattamente quello che ho sempre desiderato fare.

E poi Wired mi consente di incontrare soltanto belle persone. Non incontro politici, non incontro sportivi scemi - perché ci sono anche gli sportivi non scemi -, non incontro veline. Incontro soltanto innovatori e persone con la passione verso il futuro. E questa e una cosa che ti da una carica pazzesca: tutti i giorni incontrare soltanto belle persone.

Come si fa a non amare questo giornale!!





Wired sul Web: il Nuovo Sito Wired.it e il Blog WeWired

In autunno ci saranno molte novità per quello che riguarda la presenza di Wired.it. Ripenseremo completamente il sito e lo faremo finalmente davvero innovativo, in modo che utilizzi tutti gli strumenti del Web 2.0 e che non sia soltanto un sito vetrina. Che non si metta a competere sulle news e con i siti di news. Insomma: un'altra roba che oggi è possibile fare e che il nostro editore ha deciso di fare.

Ci sarà un direttore nuovo, giovane, che starà nella stanza qui a fianco alla mia - quindi a Milano e non a Londra. Siamo convinti che Wired.it diventerà una presenza importantissima e quotidiana di supporto al magazine, che ci permetterà di dialogare con la community e di creare un network con gli innovatori italiani. Nel frattempo, fra qualche giorno parte una piccolissima cosa: un blog collettivo della redazione, su WeWired.it.

Facciamo un blog collettivo in cui tutti noi redattori di Wired racconteremo il nostro diario di bordo quotidiano, scattando le foto col telefonino e raccontando quello che facciamo, quello che abbiamo visto: un concerto, un video che ci è piaciuto, un progetto, una persona che ci è venuta a trovare in redazione. Sarà la grande casa di Wired: una vera redazione "di vetro", senza porte, dove tutti possono entrare, dove si potrà interagire senza filtri, si potrà commentare, postare. Diventerà la WiredLab: un posto dove tutta la community di Wired - che oramai esiste, dato che abbiamo più di 58.000 abbonati - potrà interagire con noi e seguire il lavoro della redazione.





Wired e i Lettori: Dialogare Grazie ai Social Media

Con i lettori di Wired dialogo ogni secondo. Per fortuna, perché ci sono tantissimi strumenti che offre la rete per dialogare. Mi scrivono su Twitter, su Facebook e quando non mi scrivono su Twitter io li inseguo. Quando qualcuno posta qualcosa che riguarda Wired Italia su Twitter, gli rispondo oppure, se fa una critica, gli chiedo di argomentarla. Insomma c'è un dialogo infinito e continuo e in questo, per fortuna, la tecnologia ci aiuta: io con l'iPhone sono in collegamento continuo con i nostri lettori. Mi mandano progetti attraverso Facebook, soprattutto.

Mi mandano progetti nella mia posta di Facebook o lasciano commenti nel mio wall di Facebook, mi mettono commenti, mi informano se il giornale gli è arrivato in tempo, non gli è arrivato in tempo: il dialogo per fortuna è continuo. E questa è una delle cose che più mi aiuta a fare il giornale, mi dà il polso di quello che succede e avvolte ci permette anche di correggere in tempo reale degli errori.

Ti faccio un esempio. Noi all'inizio abbiamo avuto molti più abbonati del previsto e il problema che abbiamo avuto è che il giornale in abbonamento arrivava a destinazione una settimana dopo l'uscita in edicola. E le proteste che ho ricevuto, perché le ho ricevute io - come se il servizio abbonati dipendessi da me! - mi hanno aiutato a capire che c'era un problema reale.

Chi compra un giornale che parla di futuro non vuole ricevere il futuro una settimana dopo gli altri. Un altro giornale magari lo aspetti una settimana, ma dato che Wired parla di futuro, ti può dare fastidio riceverlo una settimana dopo gli altri, quando gli altri lo hanno avuto e tu devi ancora aspettarlo. Così abbiamo deciso di cambiare il metodo di spedizione dei giornali agli abbonati e oggi glielo spediamo una settimana prima, in modo che agli abbonati il giornale arriva due, tre o quattro giorni prima che esce in edicola.

Bene, quindi è proprio il dialogo continuo con i nostri lettori - che giustamente mi usano anche da servizio abbonati - che mi ha aiutato a correggere il tiro. Quindi il dialogo c'è ed è continuo.





Wired e Robin Good: Esploratori Nel Mondo Dei Nuovi Media

Io sono pazzo di Robin Good. L'ho conosciuto una volta su una copertina di Seventh Floor, il giornale dell'amico Andrea Genovese. Un'altra volta l'ho rivisto ballando su un autobus a Roma durante una festa tecnologica.

Ma, soprattutto, l'ho seguito su Twitter per un anno. E per un anno ho scoperto tutti i giorni che ne sapeva non soltanto più di me, ma anche di tutti quelli che conoscevo, su questo mondo dei new media e del web 2.0. Non solo sono pazzo di Robin Good, ma spero che un giorno sia parte integrante del progetto di Wired: dobbiamo solo trovare qualcosa di bello da fare insieme.

 
 
 
 
 
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