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Curated by: Luigi Canali De Rossi
 


14 aprile 2010

Viral Marketing: Diffondere Contenuti Online In Modo Virale

I media virali rappresentano un modo imperfetto per pensare di distribuire un contenuto tramite network di utenti informali o ''ad hoc'', e la dura realtà è che gli inserzionisti non riescono assolutamente a capire il processo attraverso il quale un contenuto è ridistribuito nel web. Per questo, e in netto contrasto con quello che dichiarano, gli inserzionisti sono completamente incapaci di costruire una campagna di viral marketing e ignorano completamente quali metriche debbano essere utilizzate per misurare l'efficacia delle loro campagne virali.

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Photo credit Kheng Ho Toh

Ciò nonostante, i pubblicitari sono così affascinati dal "concetto" di viral marketing da pensare d'impiegare parti sempre maggiori dei loro budget per l'avvio di campagne virali online (eMarketer prevede che nel 2011 saranno spesi ben 1.4 miliardi di dollari dagli inserzionisti per il posizionamento dei loro annunci sui vari social network).

[...] l'idea di "meme" e di media virus, cioè di idee che si autoreplicano, nascoste all'interno di contenuti interessanti e accattivanti, a cui è difficile resistere, rappresentano un modo problematico di comprendere determinate prassi culturali.

Alla radice di questo, ci sono due grossi malintesi sul viral marketing:

  1. Il contenuto virale è qualcosa che viene pubblicato su Internet e si diffonde spontaneamente come un virus.
  2. Le persone che trovano tale contenuto significativo e interessante, per loro e per la loro cerchia sociale, lo ridistribuiscono proattivamente usando Internet.

Quando si parla di meme e media virali si pone l'accento sulla replica di un'idea originale e non si capisce a pieno quella che è la realtà quotidiana della comunicazione, in che maniera le idee siano manipolate, riproposte e distorte, passando da persona a persona in un processo che si è molto velocizzato con l'avvento della cultura del network

Ciò che rende una campagna realmente "virale" non è tanto la sua "capacità di essere ritrasmessa e condivisa" dal maggior numero di persone possibili, ma la possibilità di esser "riproposta" e "riadattata" dal maggior numero di persone nel maggior numero possibile di nuovi contesti.

Anziché enfatizzare la replica diretta dei "meme", il modello contagioso presuppone che sia la riproponibilità e la trasformabilità del contenuto dei media ad aumentarne il valore, consentendo allo stesso di essere collocato in diversi contesti d'uso.

In questa guida comprensiva e dettagliata, il professore del MIT, Henry Jenkins insieme al suo team, spiega in termini semplici come e cosa renda qualcosa ''virale'' e allo stesso tempo illustra le dinamiche che stanno alla base della redistribuzione sociale dei tuoi contenuti sul web.

 





Se Non si Diffondono Muoiono: Media Virus e Meme

scritto da Henry Jenkins, Xiaochang Li, Ana Domb Krauskopf with Joshua Green



Media Virus e Meme

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L'uso dei termini "virale" e "meme" fatto da chi lavora nel marketing, dagli inserzionisti e dalle agenzie pubblicitarie, potrebbe creare più confusione che chiarezza. Entrambi i termini si affidano ad una metafora di tipo biologico per spiegare il modo in cui un contenuto dei media passa attraverso varie culture, una metafora che confonde quelle che sono le relazioni di potere attuali tra produttori, proprietari e consumatori

Le definizioni di media ''virali'' hanno finito per essere al tempo stesso troppo limitanti e troppo totalizzanti. Il termine ''virale'' ha descritto molte prassi, inizialmente correlate, che hanno finito per distinguersi - che vanno dal marketing del passa parola al caricamento ed alla rielaborazione di video su Yotube - al punto che non è ancora chiaro cosa si intende per virale. Si sono aperti dibattiti sul buzz marketing, sul riconoscimento e la creazione di brand e si è dato il via adiscussioni sul guerrilla marketing, sullo sfruttamento dei social network e su come mobilitare distributori e consumatori.

Non c'è bisogno di dire che il concetto di distribuzione virale è utile per comprendere la nascita di un contesto mediatico che si può diffondere

In definitiva, comunque, il media virale è da considerarsi come un modo non molto corretto per pensare di distribuire un contenuto tramite network di utenti informali o "ad hoc".

Parlando di meme e media virali si pone l'accento sulla replica di un'idea originale e non si capisce in pieno quella che è la realtà quotidiana della comunicazione, in che modo le idee vengono manipolate, riproposte e distorte, passando da persona a persona, in un processo che si è molto velocizzato con l'avvento della cultura dei network. Probabilmente le idee che sopravvivono sono quelle di cui è più facile appropriarsi e che possono essere rielaborate da comunità diverse.

Concentrandosi sullo scambio involontario di idee da parte di utenti inconsapevoli, questi modelli portano pubblicitari ed esperti dei media ad avere troppa fiducia nel loro stesso potere di influenzare il processo di comunicazione, proprio mentre il comportamento senza regole degli utenti diventa una fonte d'ansia per il settore dei media.

 





Il Modello di Media Contagioso

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Una serie ristretta di esempi su "meme" e "virus" su Internet spiegano i modi in cui questi sono mutati e come sono riusciti a penetrare all'interno di una cultura sempre più partecipativa.Fatte queste premesse, ti propongo un modello alternativo che penso spieghi meglio come e perché circolano i contenuti al giorno d'oggi: il modello di media contagioso.

Un modello contagioso mette in risalto la capacità dei consumatori - o come li chiama Grant McCracken "moltiplicatori"- di influenzare la circolazione di contenuti dei media spesso aumentando il numero di significati attribuibili ad alcuni brand e aiuti spesso questi ultimi a raggiungere spazi e mercati inaspettati.

Anziché porre l'accento sulla replica diretta dei "meme", il modello contagioso presuppone che sia la riproponibilità e la trasformabilità del contenuto dei media ad aumentarne il valore, consentendo allo stesso di essere collocato in diversi contesti d'uso

Questo concetto di diffondibilità è da intendersi in pieno contrasto con i modelli tradizionali che sottolineano importanza del controllo centralizzato sulla distribuzione dei contenuti e tentano di preservare la "purezza" del messaggio.

In questo articolo, esploreremo ciò che sta alla base del concetto di media contagioso, prendendo in esame il concetto di "media virus" e i suoi legami con la teoria del "meme".

 





Limiti Della Metafora Biologica

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Il ricorso ad una così potente metafora biologica, per descrivere tale processo di comunicazione, riflette un particolare insieme di ipotesi circa le relazioni di potere tra produttori, contenuti e consumatori che possono nascondere le realtà che con tali termini si vogliono spiegare.

La metafora dell' "infezione" riduce i consumatori a involontari "portatori" dei media virus e fa leva sull'idea che i produttori di media possono progettare contenuti "killer" la cui diffusione è garantita dal fatto che questi verranno iniettati direttamente nella "circolazione sanguigna" culturale. Anche se attraente, tale nozione non riflette la complessità dei processi culturali e comunicativi.

La continua dipendenza da una metafora, che si rifà a fenomeni biologici, limita drammaticamente la nostra capacità di descrivere adeguatamente la circolazione dei media come un complesso sistema di relazioni e pratiche economiche, tecnologiche e sociali.

Di seguito illustrerò i limiti di queste due analogie come primo passo per spiegare l'importanza di adottare un nuovo modello per pensare alla rapida circolazione di contenuti nel mondo attuale dei media.

Alla fine mi auguro che questi due concetti siano messi da parte in favore di un nuovo modello - il media contagioso.

 





Definizione di Media Virale

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Prendiamo in esame ciò che è accaduto quando un gruppo di pubblicitari ha iniziato a discutere sul concetto di media virale, una conversazione che ha messo in luce la confusione che c'è nello stabilire ciò a cui dovrebbe servire e il perché converrebbe utilizzarlo.

Un relatore ha iniziato la discussione riferendosi alla situazione in cui "la diffusione di messaggi a scopo commerciale è tanto potente da diffondersi tra la gente come un virus", supponendo che le proprietà del media virale sono da ricercare nel messaggio stesso o nel loro creatore.

Il secondo, d'altro canto, ha descritto il media virale in termini di attività dei consumatori: "tutto ciò che può essere interessante spedire ad un tuo amico può essere definito virale", e continuando nella discussione - "Virale, per definizione, è qualcosa che si trasmette da persona a persona".

Man mano che la discussione continuava diventava sempre più chiaro che ciò che nel media è virale, come l'arte e la pornografia, si trova nell'occhio dell'osservatore.

Nessuno sapeva con certezza perché un determinato messaggio "diventa virale", sebbene si fosse fatto un gran parlare di come "mappare il DNA" delle proprietà virali e di analizzare le comunità attraverso le quali il messaggio si era diffuso.

In parte sembrò che la forza di un messaggio virale dipendesse da "quant'è facile passarlo", facendo pensare che la virulenza ha qualcosa a che fare con le caratteristiche tecniche del mezzo che si utilizza per trasmetterlo e con la capacità di un messaggio di adattarsi all'interno di una discussione in corso della community. "Se ricevi tonnellate di commenti negativi forse significa che stai parlando nel luogo sbagliato"

Alla fine della discussione, nessuno sarebbe riuscito a dire ciò che è realmente un "media virale", o quale sia la metrica da seguire per misurare il suo successo. Questa sorta di indefinibilità rende sempre più difficile avvicinarsi allo studio di questo processo in modo analitico. Senza certezze sulla prassi e i termini a cui potremmo riferirci, è impossibile comprendere come funzionano i media virali.

Come già osservato, il ricorso ad una metafora biologica per spiegare come avviene il processo della comunicazione - attraverso un processo di 'infezione' - rappresenta la prima difficoltà che fa nascere la nozione di media virale.
.
La metafora dell'infezione si fonda su due errori:

  1. Riduce i consumatori, spesso la variabile più imprevedibile nella sequenza mittente-messaggio-ricevitore, a involontari "portatori" di media virus;
  2. Si fonda sull'idea che i pubblicitari possano progettare contenuti "killer" che sicuramente si diffonderanno una volta iniettati direttamente nella "circolazione sanguigna" culturale degli utenti.

 





Il Media Virus

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Il libro di Douglas Rushkoff del 1994 Media virus di certo non avrà inventato il termine "media virali ", ma alcune sue idee eloquenti mostrano come questi contenuti tendono a diffondersi.

Sostiene Rushkoff che il media virus è un cavallo di Troia, che porta messaggi nelle nostre case - il messaggio può agire come un agente patogeno, passare di persona in persona e iniziare ad "infettare" e a diffondersi dopo molto tempo, utilizzando le persone come veri e propri veicoli di contagio.

Spesso in maniera sia esplicita che implicita si pensa che la diffusione di un'idea o di un messaggio non solo sia indipendente dalla volontà dell'utente portatore, inconsapevole, ma anche che possa avvenire contro la volontà di quest'ultimo in discussioni con cui non hanno nulla a che fare.

Douglas Rushkoff afferma di non utilizzare il termine in "senso metaforico. Questi eventi media non sono come virus. Essi sono virus......come il raffreddore e forse anche come l'AIDS" (Rushkoff, 9, emphasis his)

"I media virus si diffondono nella datasphere allo stesso modo in cui quelli biologici si diffondono in tutto il corpo o in una community. Al posto di diffondersi attraverso il sistema circolatorio, si diffondono tramite i network del web.

L' "involucro proteico" di un media virus potrebbe essere:

  • un evento
  • un' invenzione
  • una tecnologia
  • un sistema di pensiero
  • un riff musicale
  • un'immagine
  • una teoria scientifica
  • uno scandalo sessuale
  • uno stile d'abbigliamentoed anche
  • una popstar - se riuscisse ad attrarre la tua attenzione

Ognuno di questi involucri per media virus, ricercherà la nicchia recettiva e fessure nella cultura popolare e si appiccicherà ovunque la si possa notare.

Una volta collegatosi a possibili recettori il virus si inserisce come "agenda nascosta" all'interno di una banca dati sotto forma forme di codice ideologico - non come geni ma come equivalenti concettuali che noi chiameremo 'meme' " ( Rushkoff, p. 9-10)

L' "agenda nascosta" e i "significati incorporati" sono definiti da Rushkoff come messaggi di mercato nascosti nel cuore dei video virali, gli elementi promozionali in video, in cui si riesce grazie a una Mentos a fra esplodere delle bottiglie di soda, o in cui un Gorilla riproduce la linea di batteria di In the Air Tonight.

 





I Meme Sono Come Geni

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L'intento del media virus è che questi messaggi di marketing, - messaggi che gli utenti possono evitare o semplicemente ignorare - sono inseriti, nascosti da una sorta di "involucro proteico" , mascherati da media convincenti. Annidati all'interno di queste parti interessanti del contenuto, questi messaggi si intrufolano nelle teste dei consumatori, o passano nelle loro teste in maniera ossessiva. Questi messaggi, Rushkoff e altri, li denominano "meme", termine concepito dal biologo evolutivo Richard Dawkins nel 1976 come una sorta di versione culturale del gene.

Dawkins cercava un modo per spiegare l'evoluzione culturale, immaginadosela come un sistema biologico.Ciò che i geni erano per la genetica, i meme erano per la cultura.

Come il gene, il meme è portato ad autogenerarsi e possiede tre importanti caratteristiche:

  1. Fedeltà - i meme hanno la capacita di conservare il loro contenuto anche dopo essere passate da una persona all'altra;
  2. Fecondità - i meme hanno il potere di indurre a produrre copie di se stesse;
  3. Longevità - i meme che sopravvivono sono quelle con maggior possibilità d'esser copiate.

Il meme è dunque "un'unità d'informazione in una mente la cui esistenza influisce su eventi tali da far si che si creino copie di se stessa anche in altre menti". (Brodie, 1996, p. 32). Ci sono delle idee al centro della diffusione di eventi, alcune coerenti, che si replicano automaticamente e che passano di persona in persona, da mente a mente, duplicando se stesse e così via.

"Il linguaggio si 'evolve' non in maniera genetica ma in ordine di grandezza più veloce della stessa evoluzione genetica.

Proprio come i geni si propagano all'interno di un gruppo di geni, passando da persona a persona, attraverso uova e sperma, cosi i meme si propagano in gruppi di menti passando da mente a mente attraverso un processo che potremmo chiamare imitazione, nel senso più generale di questo termine." (Dawkins, 1976, p.189)

Dawkins rimase molto vago riguardo la granularità di questo concetto, vedendolo come un'unità polivalente che potrebbe spiegare tutto, dalla politica alla moda. Questi campi sono fatti da buone idee che, per sopravvivere, hanno bisogno di collegare se stesse ai media virus - ad interessanti, divertenti, accattivanti frammenti di contenuti - come veicoli per infettare nuove menti con altre copie di se stesse.

 





L'Influenza Delle Idee Virali

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''Siamo tutti influenzati da idee contagiose. Come se ci fosse un'isteria di massa. O come quando una melodia che ci entra in testa e finiamo per canticchiarla per tutto il giorno fino a farla sentire a qualcun altro. Scherzi. Leggende metropolitane. Religioni fuori dal comune. Marxismo.

Non importa quando succederà, da sempre abbiamo una parte irrazionale in noi che ci fa essere potenziali vittime di informazioni che si replicano da sé." (Neil Stephenson, Snow Crash, 1992, p. 399)

Anche se concepito molto tempo prima della nascita di Internet e del Web, il concetto di meme è servito come strumento per poter parlare della rapida dispersione di informazioni che contraddistingue l'era digitale.

 





Media Snack

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E' particolarmente curioso soffermarsi sulla nascita, su Internet, di tendenze come quelle di LOLcats or Souljaboy, considerate apparentemente banali e senza significato. I contenuti che circolano in questo modo sono considerati frammentari, semplicistici e senza senso, eppure influenzano i nostri modi di pensare e le nostre azioni in modo significativo. La rivista Wired ha parlato recentemente di una vera e propria cultura dei "media snack".

"Possiamo divorare la nostra cultura popolare come facciamo per caramelle e patatine - in convenienti confezioni, mordicchiare pepite fatte per essere masticate con estrema frequenza e alla velocità. Questa è la cultura snack - e guarda che è saporita. (meglio non commentare)"

Questa similitudine con lo snack implica che vi siano aspetti della nostra cultura che non hanno valore nutritivo, cioè banali, senza senso, vere perdite di tempo. E visto che questi contenuti senza senso si auto-riproducono tra utenti "irrazionali" si deve concludere che l'uomo non possa non infettarsi.

Anche utilizzando questi modelli - l'idea del meme e del virus media, di idee che si autoriproducono nascoste in un contenuto interessante, accattivante e che noi non possiamo sottrarci al contagio - rimane problematico comprenderne le pratiche culturali.

Ti faccio notare come questa tipologia di contenuti viaggia sul web perché ci sono delle persone che li diffondono e per cui sono significativi. Altra importante osservazione da fare è che pensare il contrario conduce all'errore e non ci fa capire come la diffusione di contenuti sul Web sia una conseguenza naturale dell'attività pratica di una persona. Per questo ti vorrei far rendere conto:

  1. Che i "meme" non si autoriproducono;
  2. Che Le persone non sono obbligatoriamente "influenzabili" da questi media virali;
  3. Che i media virali e i meme di Internet, non sono, nutrizionalmente parlando, come 'snack', ovvero prive di significato.

 





La Cultura Come Metafora Per i Meme

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La difficoltà centrale che si riscontra quando si parla di meme o di modelli di viral media è rappresentata da una particolare confusione che si ha nello spiegare il ruolo che le persone hanno nella trasmissione di contenuti multimediali. Dall'inizio lo studio dei meme ha sofferto di questo fraintendimento sulla natura dell'agente.

A differenza delle caratteristiche genetiche, la cultura non è fatta da nulla che si autoreplica- essa si realizza grazie all'uomo che la sviluppa e la sostiene. Il termine 'cultura' riprende la metafora dell'agricoltura: l'analogia del coltivare la mente umana come si coltiva un campo.

La cultura rappresenta, dunque, l'affermazione della volontà e dell'azione umana sulla natura. In quanto tali le culture non sono qualcosa che ci capita, ma qualcosa che dobbiamo creare collettivamente.

Certamente ogni individuo può essere influenzato dalla cultura che lo circonda, dalla moda, dai media, dai discorsi e dalle idee che riempiono la sua vita quotidiana, tuttavia è delle persone la capacità di dare un contributo alle culture di cui fanno parte, attraverso le scelte che fanno.

Il linguaggio della memetica (lo studio dei meme), tuttavia, spesso mette in disparte il concetto dell'agire umano.

 





Come le Idee Acquisiscono Persone

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Il processo di adattamento culturale è molto più complesso del fenomeno della circolazione di meme di cui si è parlato. Infatti, le teorie che tentano comprendere l'assorbimento culturale devono tener presente due fattori di cui lo studio dei meme spesso non tiene conto: la scelta umana e i mezzi attraverso i quali essi si diffondono.

Dawkins non parla di come "la gente acquisisca idee".....ma di come "le idee acquisiscano persone"

Ogni giorno gli uomini creano e mettono in circolazione molte idee che effettivamente possono dare una svolta profonda all'interno della loro cultura.

Tuttavia solo un piccolo numero di frasi, concetti, immagini o storie sopravvivono. Questo vaglio delle opzioni culturali è il prodotto non della forza di particolari idee, ma di tante e tante scelte individuali, come quella delle idee a cui una persona vuole riferirsi e che condivide con altre, decisioni fondate su un insieme di interessi diversi e che vanno ben più lontano di quelle che possono essere singole idee.

Alcune idee sono trasmesse senza mantenere nulla della loro forma originale: gli esseri umani le adattano, le trasformano, le rielaborano in tempo reale in risposta a una gamma di diverse circostanze e alle proprie esigenze personali. Eliminando le motivazioni e le scelte che influenzano questo processo si conoscerà davvero poco di come avviene la diffusione di questi concetti. Allo stesso modo attraverso i vari media.

 





I Diversi Modi in Cui Circolano le Idee All'Interno e Tra i Vari Media

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Alcuni media permettono, chi più chi meno, la trasmissione diretta di queste idee, mantenendone la forma originale o quasi - come un video che si ripete più volte - mentre altri incoraggiano trasformazioni molto più rapide - come succede per il gioco del "telefono senza fili" in cui molte persone si passano un messaggio che di volta in volta subisce variazioni di contenuto.

Quindi non ha molto senso parlare dei "meme" come unità universale del pensiero senza riguardo per i media e per i processi culturali che sono stati descritti.

Anzi i ricercatori Michael Knobel e Colin Lanksher (2007) discutendo sull'emergere dei meme su Internet, suggeriscono di abolire del tutto la nozione di Dawkins in cui si parla di "fedeltà'' memetica.

Definendo il meme su Internet come la rapida adozione e diffusione di un'idea particolare, presentato come un testo scritto, un'immagine, un linguaggio, "un movimento" o qualsiasi unità di "materiale" culturale, Knobel e Lankshear fanno notare come l'adattamento sia determinante per la propagazione del fenomeno:

"Molti dei meme online in questo studio non sono rimaste completamente 'intatte' in questo meme "veicolo" sono stato cambiate, modificate, mescolate ad altre risorse espressive e regoralarmente fatte girare tra i partecipanti.

Un concetto come 'riproducibilità' deve per tanto includere il remixing come una pratica assai importante legata al successo di molti meme online, che include: la modifica, il riordino ecc... immagini suoni films brani musicali e così via. (Knobel and Lankshear, 2007, 208-209)"

La loro argomentazione è rivelatrice di un modo di pensare che tiene conto solo di ciò che rappresenta il cuore del meme Internet.

 





La Meme "LOLcat" su Internet

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Il recente meme di "LOLcat", che si fonda sul remixing e sull'appropriazione, rappresenta un buon argomento di studio che illustra il ruolo del remixing nelle memi di Internet.

"LOLcats" contiene foto di animali, quasi sempre gatti, sovrapposte digitalmente a testi per creare effetti umoristici. Ufficialmente denominate "macro immagini" le foto sono spesso collegate a un "LOLspeak" in broken English che rende ancora più divertente la giustapposizione.

Su siti come icanhascheezburger.com, gli utenti sono invitati a caricare i propri "LOLcat" che quindi verranno condivisi con tutto il web.

Nel corso del tempo diversicollaboratori hanno allargato l'idea "LOLcat" ad altri ambiti, spesso andando verso direzioni che gli stessi autori originali non avrebbero mai potuto prevedere, incluso:

  • un'intero filonedi immagini dedicato al mondo dei trichechi e delle tazze,
  • >l'uso di "LOLspeak" per la traduzione di testi religiosi(LOLbible) o testi che parlano di complessi argomenti religiosi,

    >l'uso di macro immagini simili per partecipare alla cultura Emo,

  • alla filosofia(LOLtheorists), e
  • al mondo dei cani (LOLdogs, vedi anche: Ihasahotdog.com).

 





La Struttura Dei Meme su Internet

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Così qual è il "meme" al centro del meme su Internet? Qual è il concetto che viene replicato?

Molto più che il contenuto delle immagini, il "meme" che rappresenta il cuore del fenomeno Internet è la struttura stessa delle immagini - l'accostamento, il Broken English, e in particolare l'uso irriverente dell'umorismo.

Visto che il meme è nella struttura, allora è chiaro come la sopravvivenza del meme dipenda dalla capacità dell'idea di adattatarsi in vari modi.

In questo senso resta comunque difficile capire a pieno come il contenuto all'interno della struttura, sia un "messaggio" in attesa di menti inconsapevoli.

 





Il Meme Del "Crank Dat"

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Il riutilizzo, il mescolamento e l'adattamento dell'idea dei LOLcat suggerisce che la diffusione e la replica di questa forma di produzione culturale non è interessante per la natura dell'idea che sta alla base di LOLcat, ma per il fatto che il servizio serve a produrre significati. Una situazione simile è stata quella di ""Crank Dat" canzone di Soulja Boy, che qualcuno ha definito come uno dei meme di Internet di maggior successo del 2007.

Soulja Boy, originariamente un cantante di colore di Atlanta, ha prodotto un video per la sua prima canzone "Crank Dat", che ha caricato su siti di condivisione videos come Youtube. Soulja Boy ha invitato i suoi fans ad appropriarsi, remixare e riproporre la sua canzone, a diffonderla sui social network, su YouTube e sulla blogosfera, nella speranza di guadagnare visibilità per se stesso e la sua musica.

Col passare del tempo, "Crank Dat" è stata riproposta una serie innumerevole di volte, in contesti molto diversi tra loro - dai ragazzi bianchi di periferia, ai balletti di danzatori di colore, dalle squadre di football agli studenti della MIT.

Il video è stato usato come base per il "mash up" di video con personaggi molto diversi tra loro come Winnie the Pooh e Dora l'esploratrice. Alcuni hanno aggiunto loro passi e loro versi, al video. Più circolava la canzone, più la popolarità di Soulja Boy cresceva, - firmò un contratto da record, e divenne ed emerse come artista della registrazione - anche conseguentemente alla conoscenza da parte sua, dei meccanismi che regolano la circolazione de contenuti culturali all'interno di ambienti partecipativi.

Il successo di "Crank Dat" non può essere spiegato solo dalla ripetizione meccanica dei passi dei fans, come già detto parlando dell'autoreplicazione di un'idea "convincente". "Crank Dat" piuttosto, si è diffusa come altri balli alla moda hanno sempre fatto - attraverso il processo di apprendimento e adattamento con cui le persone imparano a ballare.

Lo studente del CMS Kevin Driscoll dice che, quando guarda qualcuno ballare per imparare o perfezionare i passi di un determinato ballo, si verifica un'esperienza locale di cruciale importanza per la danza stessa. Allo stesso modo l'allargamento del modello LOLcat a contesti diversi come- la filsofia, il mondo dei cagnolini, la politica- fa sorgere una serie di prassi di significazione, creando una situazione simile a quando la gente usa gli strumenti a sua disposizione per spiegare le realtà che la circonda.




Informazioni su Henry Jenkins

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Henry Jenkins è uno studioso americano di media attualmente professore ordinario di comunicazione, giornalismo ed arti cinematografiche, ha ottenuto una cattedra alla USC Annenberg School for Communication and the USC School of Cinematic Arts. Precedentemente, è stato Co-Direttore del MIT Comparative Media Studies program. E' anche autore di molti libri, tra cui Convergence Culture: Where Old and New Media Collide, Textual Poachers: Television Fans and Participatory Culture and What Made Pistachio Nuts?: Early Sound Comedy and the Vaudeville Aesthetic.




Informazioni su Xiaochang Li

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Xiaochang Li ha da poco conseguito un Master in Scienze presso il MIT's Comparative Media Studies program, dove è stata ricercatrice per il Convergence Culture Consortium e dove è stata coinvolta nella pianificazione dell'annuale Futures of Entertainment conference.




Informazioni su Ana Domb Krauskopf

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Ana Domb Krauskopf è giornalista, produttrice musicale e di film . E' anche ricercatrice e laureata presso il Comparative Media Studies program del MIT dove lavora nel Convergence Culture Consortium. Nel suo paese, Costa Rica, fu uno dei fondatori di Cinergia un progetto per la valorizzazione dei film americani. In passato, Ana lavorò nell'agenzia discografica Papaya Musicdove co-produsse la Papaya Fest.




Informazioni su Joshua Green

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Joshua Green è impegnato come ricercatore postdottorato nel Comparative Media Studies Program e lavora per il Convergence Culture Consortium del MIT. E' stato uno degli autori di YouTube: Online Video and Participatory Culture. Joshua è anche affiliato del ARC Center of Excellence For Creative Industries and Innovation in Australia, e membro dell' Advisory Board for the PBS social media project PBS Engage.




Photo credits:
Media Virus e Memi - Geopaul
Il Modello di Media Contagioso - Nikolay Kropachev
Limiti Della Metafora Biologica - Henrik Jonsson
Definizione di Media Virale - Peepo
Il Media Virus - Alwyncooper
Le Memi Sono Come Geni - Fotohunter
L'Influenza Delle Idee Virali - SchulteProductions
Media Snack - JLV Image Works
La Cultura Come Metafora di Memi - ManoAfrica
Come le Idee Acquisiscono Persone - Hamza Türkkol
I Diversi Modi in Cui Circolano le Idee All'Interno e Tra i Vari Media - Subrat Nayak
La Meme Di Internet Di "LOLcat" Internet Meme- Karindalziel
La Struttura Delle Memi di Internet - Andrew Johnson

 
 
 
 
 
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