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29 ottobre 2007

Come Gestire Il Copyright Dei Contenuti Sui Siti Di Social Media

Come gestisci i materiali protetti da copyright che posti sui siti di social media? Il documento sui principi di UGCP pubblicato di recente suggerisce ai siti online di social media di adottare una tecnologia che possa fornire una soluzione adeguata che limiti il numero dei materiali che infrangono i diritti di copyright postati sui loro siti.

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Foto credit: Sgame , Facebook, MySpace - Mashup di Robin Good

Ma, in qualità di esperto di content media John Blossom si chiede, quale sia il business più forte per le tecnologie di gestione/rilevazione del copyright che possa smuovere le acque in questo scenario complesso.

Con la spinta naturale della cultura web emergente e dei suoi servizi e social media popolari si diffonde la condivisione aperta di un grandissimo numero di materiali protetti da copyright, e le aziende che producono i contenuti stessi non sono in grado di delineare una nuova visione della loro distribuzione del contenuto e delle strategie di erogazione che possa essere risolutiva rispetto la distribuzione libera e spontanea che avviene in maniera sempre più allargata dei loro contenuti online.

Volendo utilizzare in maniera adeguata le nuove forze economiche naturali, i detentori di copyright sono lontanissimi dal poter immaginare di essere in grado di stabilire un set comune di principi, regole e policy ma anche strumenti specifici per realizzare la tanto desiderata identificazione universale, e sistemi per filtrare e referenziare tutti i materiali online protetti da copyright.

L'esperto di Content Media John Blossom ci presenta lo scenario attuale e prova a rispondere alle questioni fondamentali:

 






Alla Ricerca Di Un Terreno Comune Per Il Copyright: Gli Editori Eviteranno Le Azioni Legali?

di John Blossom

Google sta cercando di identificare i materiali video protetti da copyright sul suo nuovo sistema YouTube e si pensa che vogliano in qualche modo fare accordi con i principali produttori video commerciali.

Invece l'iniziativa di Google su YouTube, che era aspettata già da qualche mese, costituisce secondo molte società che si occupano di media solo una soluzione parziale e proprietaria alla questione che riguarda la gestione dei materiali protetti da copyright nei siti di social media.

Google stesso lo ammette nelle note che descrivono il suo nuovo servizio:

"Non importa quanto può essere accurato questo nostro strumento, è importante ricordare che nessuna tecnologia può dire quale materiale sia legale e quale infranga le leggi senza la cooperazione degli stessi proprietari dei diritti dei contenuti stessi.

Questo significa che i detentori di copyright che vogliono utilizzare ed aiutarci a rifinire il nostro sistema di Video ID dovranno fornire tutte le informazioni necessarie per aiutarci a riconoscere il loro lavoro. Il nostro scopo e rendere il processo quanto più conveniente possibile."

E allora come gestire al meglio i materiali protetti da copyright che circolano negli ambienti dei social media?

Molti media ed aziende che si occupano di tecnologia si sono accordate per definire "User-Generated Content Principles," i principi per i contenuti generati dall'utente, un documento online che fornisce il framework generale dei requisiti per gestire materiali protetti da copyright nei servizi di social media.

Sebbene non sia un documento legale a tutti gli effetti, il linguaggio del UGCP è chiaramente orientato legalmente, con gli oneri tipici e di parte di chi lo vorrebbe inserire come termine di legalità incondizionata. Ad ogni modo, se si cerca di rispettare questo framework, un social media service provider deve considerare le seguenti regole del UGCP:

"I Detentori di Copyright possono non ritrovarsi in questi principi, inclusi gli sforzi dei servizi UGC per collocare o rimuovere i contenuti che infrangono questi Principi, o sostituire il contenuto seguendo la prescrizione di un sistema di notifica efficace come fornito dal Copyright Act, supportando la dequalificazione da ogni limite diretto o indiretto di fruizione correlata ai materiali online sotto il Copyright Act o sotto statuti sostanzialmente simili di ogni giurisdizione applicabile fuori dagli Stati Uniti."

In altre parole, anche quando fai tutto ciò che ti viene chiesto, non aspettarti che i detentori di copyright continuino a renderti la vita difficile. E questo può esserti di conforto.

L'ostacolo principale nel documento UGCP è che mentre è abbastanza ampio per fornire i requisiti generali del framework per sviluppare servizi di gestione del copyright universali, non fa nulla per assicurare che i detentori di copyright forniscano una significativa standardizzazione delle tecnologie di identificazione del copyright, filtrando processi e materiali di riferimento referenziati nel documento.

In sostanza suggerisce ai siti di social media che devono essere pronti ad istituire qualunque tecnologia che possa essere accettabile ed adeguata ai bisogni di ogni editore.

Dato che Microsoft è una delle società tecnologiche che ha firmato il UGCP, si può immaginare che ci siano molti interessi in gioco su questo fronte che riguardano la proprietà dei materiali.

Il documento UCGP cita alcune tra le migliori best practices per la gestione di contenuto protetto da copyright nei siti di social media, ma rimane molto lontano dal portare l'industria del contenuto vicina ad un accordo sul come il copyright deve essere gestito peri materiali distribuiti online.

Anche se Google ne colpisse alcuni con un qualche sistema di filtraggio e di identificazione, non si è comunque vicini ad un accordo con i detentori stessi del copyright dei contenuti per un framework comune che abbia una ragionevole porzione nel prendersi carico di implementare tutti gli strumenti utili che porteranno alla identificazione universale di un contenuto, filtrando e referenziando il materiale protetto da copyright in una modalità semplice e facilmente gestibile.

Per alcuni versi la crescita del digital watermarking e degli schemi identificativi che eliminano onerosi pacchetti di DRM puntano verso una soluzione gestibile.

Permettere agli editori di identificare il loro contenuto utilizzando dei report provenienti dagli stessi siti di social media con i loro strumenti per il riconoscimento, può aiutare a determinare quando il riutilizzo di materiali protetti da copyright deve essere perseguito legalmente o invece può rivelarsi una opportunità di sviluppo del proprio business. Fino a che queste tecnologie non saranno implementate in maniera più diffusa, non è realistico aspettarsi che i siti di social media rispondano aggressivamente con le loro stesse soluzioni, se prendono Google come esempio di sostegno ai membri dell'UGCP.

Sembra che la direzione sia quella delle soluzioni aperte che permetteranno agli editori di affrontare i discorsi sul copyright senza investimenti grossi riguardanti la proprietà degli stessi, ma non aspettiamo di trovare la giusta via fino a che alcuni editori non dimostrino che sia economica e sostenibile, semplice e che al contempo non sia fastidiosa per i creativi che spingono per valorizzare online i loro contenuti.



Articolo scritto originalmente da John Blossom perShore e pubblicato il il 23 ottobre 2007 con il titolo "Seeking Common Ground for Copyright: Will Publisher's Principles Avoid Legal Action?". Versione Italiana a cura di Caterina Policaro - per un feedback editoriale scrivi a Robin.Good[at]masternewmedia.org.

 
 
 
 
 
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